“Ci stiamo abituando a nuotare tra i pesci pappagallo e i barracuda e ad osservare sul fondale e tra le fessure della roccia granchi corridori e vermocani che divorano stelle marine e nudibranchi. Abbiamo parlato spesso di quanto la pesca intensiva abbia drasticamente ridotto le risorse ittiche del mare Eoliano ma poi c’è un altro fattore che aggrava la situazione, il cambiamento climatico”. E’ quanto afferma la biologa Monica Blasi di Filicudi Wildlife Conservation.
“Specie alloctone o fin’ora confinate nelle porzioni più meridionali del nostro Mediterraneo – spiega- traggono vantaggio dall’aumento della temperatura, dalla carenza di predatori e da una generale condizione di degrado del mare riducendo la nicchia trofica di specie locali o anche diventando voraci predatori della fauna marina nostrana”.
“Il vermocane, Hermodice carunculata- evidenzia Blasi- è l’esempio più lampante, una volta tipico solo delle coste Ioniche e dell’adriatico meridionale. Si nutre principalmente di prede morte ma anche di nudibranchi, anemoni, ricci, stelle marine ed altri organismi marini sul fondale. Si parla ancora poco di quanto possa diventare pericoloso per il nostro mare questo vorace predatore, tra l’altro molto urticante, che non solo sta aumentando numericamente e in dimensioni ma anche espandendo il suo areale di distribuzione, provocando una drastica riduzione della biodiversità marina nonché danni al settore della pesca artigianale è a quello turistico”.
Ed ancora : ” Il granchio corridore atlantico, il Percnon gibbesi, originario delle coste orientali americane, e prettamente erbivoro, che con le sue notevoli capacità di schivare i ben pochi residui predatori, come ad esempio i polpi, ha ridotto la nicchia trofica delle specie autoctone come Eriphia verrucosa e Pachygrapsus marmoratus, che condividono lo stesso habitat. Il pesce pappagallo, Sparisoma cretese, sempre più comune sui nostri fondali e in espansione alle alte latitudini: questa specie è il diretto competitore dell’erbivora, Sarpa salpa, nutrendosi principalmente di alghe e piccoli invertebrati.
Ma poi ci sono osservazioni non ancora ben riportate a livello scientifico che indicano come alcune specie si stiano adattando meglio di altre a questa nuova condizione di cambiamento del mare. Il nudibranco Aplisia dactilomelas, un mollusco gasteropode proveniente dai Caraibi e dall’atlantico tropicale, che sta espandendo il suo areale colonizzando i fondali rocciosi e nutrendosi di alghe. Sempre più rara da osservare invece la nostrana Aplisia fasciata”.