Futuro delle cave di pomice di Lipari e sulla loro destinazione a Parco Geo-minerario. In una lettera inviata, fra gli altri, alla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, e agli assessori regionali al Territorio e ai Beni culturali, Legambiente Sicilia, esprime forte preoccupazione per la massiccia opera di smantellamento delle strutture industriali che rischia di cancellare in partenza qualsiasi possibilità di realizzazione di un Parco ad opera della curatela fallimentare, subentrata all’azienda nella gestione dell’area.
La curatela, infatti, sembra abbia presentato solo un progetto generico, una dismissione di impianti industriali, per la quale non è però mai stato presentato un piano in grado di escludere qualsiasi refluenza sull’ambiente. Un’operazione del genere andrebbe condotta solo dopo avere acquisito tutti i titoli autorizzativi previsti dalla normativa vigente. Si tratta, infatti, non soltanto di strutture e residui ferrosi, ma anche di materiali altamente contaminanti (per esempio l’amianto) e inquinanti (olii combusti), che vengono trattati e mobilizzati con assoluta indifferenza a poca distanza dal mare e da una località balneare.
La società maltese che si è aggiudicata l’appalto e la ditta Santoro s.r.l. di Barcellona hanno i requisiti necessari per occuparsi dello smaltimento di rifiuti speciali e inquinanti? Temiamo un ennesimo scempio che andrà ad aggiungersi a quello già rappresentato da 14 anni di abbandono dell’area senza nemmeno un timido tentativo di avviare il percorso virtuoso che avrebbe portato alla realizzazione del Parco Geo-minerario. per questo chiediamo che vengano subito sospesi questi lavori da parte della curatela fallimentare.
Frattanto, anche il prof. Giovanni Puglisi, presidente emerito della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, scende in campo per salvare le Cave di pomice di Lipari, testimonianza di un’antica tradizione estrattiva, affermando di condividere l’iniziativa promossa da alcune associazioni locali e dal presidente di Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna. “La sua nota-esposto alle autorità giudiziarie e politiche in ordine a presunti comportamenti illegittimi o comunque suscettibili di censura da parte della curatela fallimentare delle Cave di pomice, oltre ogni possibile fattispecie giuridico-legale, pone un grave problema di “manipolazione irreversibile” della situazione storico-logistica dell’area della Cava – sottolinea Puglisi -, rendendo di fatto vano non solo ogni possibile, futuro tentativo di recupero storico-museale della zona, ma distrugge quello che potrebbe costituire il nucleo portante di un potenziale ampliamento del Sito Unresco delle Eolie, sul versante dell’immateriale, con il recupero dell’arte tradizionale estrattiva di minerale rarissimi, come la pomice e l’ossidiana, reperti determinanti soprattutto dal punto di vista storico-industriale, distruggendo in modo irreversibile e arbitrario un’àncora di salvezza per il futuro culturale ed economico delle Eolie”.
Il presidente emerito della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco auspica “un immediato intervento, ciascuno per le sue competenze e responsabilità delle autorità giudiziarie e politiche competenti, per evitare un pregiudizio strutturale ad un luogo che, oltre ad essere già “patrimonio dell’Umanità”, potrebbe diventare un momento fondamentale della storia della Sicilia e dei suoi lavoratori, che in quelle cave hanno dato la vita e hanno anche prodotto ricchezza perla nostra Terra”. Per Puglisi “sarebbe un oltraggio alla Sicilia, ai siciliani e a quanti ne hanno cantato, anche in letteratura, come Bartolo Cattafi, la bellezza e la magia, insieme – voglio citare – ad un isolamento non dovuto soltanto al mare, ma alla solitudine, all’abbandono, all’oblio in cui codeste isole vengono lasciate e in cui talvolta gli isolani stessi si stendono e si dondolano, come un’amaca, sognando ad occhi aperti benefici cambiamenti futuri”.
Puglisi era già intervenuto, alcuni giorni fa, con un suo articolo sul Corriere della Sera, auspicando la realizzazione a Lipari di un area museale di archeologia industriale alla stregua dell’area già attiva in Svezia, a Falun, sulle “spoglie” di una antica e prestigiosa miniera di rame. Una proposta condivisa anche dall’assessore regionale ai Beni Culturali Alberto Samonà. Le Isole Eolie sono state iscritte nella Lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco nel 2000, durante il mandato ordinario di presidente della Commissione Nazionale Italiana del prof. Puglisi. (ANSA).