L’album dei ricordi : Stromboli su Mondo Sommerso ( luglio 1971)

a cura di Massimo Ristuccia

Mondo Sommerso luglio 1971,  STROMBOLI di Lamberto Ferro Ricchi

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…..Stromboli, che, a quanto riportavano i quotidiani, nei primi di maggio aveva avuto un sussulto più violento del solito, mentre dal cratere era fuoriuscita una colata lavica che si era riversata in mare lungo la celebre « Sciara del Fuoco ». Stromboli è un’isola vulcanica nota in tutto il mondo, ma tutto sommato poco conosciuta nei suoi vari aspetti particolari anche da noi Italiani. Mondo Sommerso mi chiede di andare a vedere come stanno le cose. Estendo la proposta all’ing. Franco L a Penna, ottimo fotografo subacqueo; al dott. Ludovico Solaro del Borgo ed al prof. Marcello Colapietro, quali esperti in navigazione, al noto biologo subacqueo Ludovico Medolago-Albani e a Giuliana Treleani, che oltre a collezionare record di profondità in apnea si interessa anche, tra l’altro, di problemi naturalistici dal momento che ha conseguito anche una brillante laurea i n scienze naturali. Accettano tutti con entusiasmo ed i n capo ad una settimana la nostra piccola spedizione scientifico-turistica, è pronta.

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Per la barca nessun problema. Il signor Giorgio Tanzi, amministratore del reparto motori della FORD italiana, ci vuole dimostrare che i suoi motori sono i migliori del mercato e ci offre una bella imbarcazione per una lunga crociera dimostrativa.  L a barca è una pilotina per l a pesca d’altura,  lunga dodici metri circa, due motori FORD sovralimentati, velocità 14 nodi, linea filante e pulita, tutte le comodità a bordo. C i viene gentilmente messa a disposizione a Castellammare di Stabia, nel golfo di Napoli, dal Comm. Ciro Rosa-Rosa, concessionario FORD per le applicazioni marine per l’Italia meridionale ed uno dei titolari della Legno Sud, una ditta a livello internazionale, che sviluppa un commercio fiorentissimo nel settore del legname come i nostri lettori ben sanno. La pilotina, concepita dallo stesso Comm. C i r o  e  sviluppata dall’ing. Bruno De Cecco, è stata costruita nei rinomati cantieri di Castellammare di Stabia e si dimostra superiore ad ogni nostra aspettativa. Partiamo all’alba e dopo 13 ore di navigazione arriviamo a Stromboli. I navigatori hanno fatto un centro perfetto! L’isola ci si presenta come una bella montagna conica sormontata da un pennacchio bianco a testimonianza della sua costante attività. Le notizie che abbiamo raccolto prima di partire ci parlano di Stromboli come i l più alto vulcano d’Europa, considerando che oltre i 926 metri d’altezza visibili, ve ne sarebbero più di 2000 di edificio vulcanico sommerso……

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Gli insediamenti umani sono circoscritti a due zone costiere: quello di Ginostra nella parte occidentale, con ima trentina di anime e i due centri di S.- Vincenzo e di S. Bartolo situati sul lato Nord-Est dell’isola che contano circa 300 abitanti. Questi sono dati che si riferiscono alla popolazione stabile, perché d’estate l’isola ha un forte afflusso di turisti. Stromboli, fino agli inizi del nostro secolo, era popolata da migliaia di abitanti dediti per lo più ai traffici marittimi,  alla pesca, alle colture. Poi intervenne un forte flusso migratorio, specie verso l’Australia e l’America, che raggiunse l’apice nei primi anni del secondo dopoguerra,  spopolando l’isola. Ma da allora è avvenuto un fatto straordinario. Centinaia di case abbandonate o in rovina sono state acquistate per poche lire da gente proveniente da ogni parte d’Italia e d’Europa e l’isola sta ora risorgendo a nuova vita. La nuova popolazione di Stromboli, benché eterogenea, ha saputo conservare ed anzi esaltare le caratteristiche architettoniche degli antichi insediamenti, rifiutando i grossi complessi megalitici, ed opponendosi ad ogni forma di modernismo superfluo. Il mare è molto pescoso, ma a detta di Hans, un biondo tedesco che ha piantato le radici nell’isola e che possiede un compressore, di subacquei se ne vedono pochi.

Dopo un po’ di pesca alla traina e alcune immersioni a caccia di immagini fotografiche, decidiamo di visitare gli abitanti e poi decidiamo di visitare gli abitanti e poi di risalire il vulcano. Ci disperdiamo nei vicoletti di S. Bartolo e di S. Vincenzo;  l’impressione che ne riportiamo è di una grande pace e gioia di vivere in semplicità, per non dire raccoglimento. Ed è questa la chiave per comprendere la recente scoperta di Stromboli da parte del turismo. Il rev. Di Mattina che incontriamo al villaggio Stromboli, è un po’ l’artefice del rinnovamento dell’isola; da lui otteniamo tutte le informazioni che ci interessano e persino la promessa di una guida, a carico della pro-loco, per salire sul cratere del vulcano.  Purtroppo l’unica guida che riusciamo poi a contattare non se la sente di accompagnarci.  Dopo due giorni di inutile attesa decidiamo di affrontare la salita senza guida. Questo fatto sa un po’ di avventura ed è proprio quello che ci vuole per noi.

Verso le cinque del pomeriggio ci incamminiamo lungo la strada che porta all’osservatorio della marina. Abbiamo con noi due sacchi da montagna ricolmi di attrezzature fotografiche, viveri, coperte ed indumenti.  Nelle prime ore di marcia percorriamo una piccola e comoda carrozzabile, completamente selciata e lunga alcuni chilometri, che termina a qualche centinaio di metri d’altezza, in prossimità del Filo del Fuoco,  uno dei due imponenti bastioni rocciosi che limitano la Sciara del Fuoco, quella zona,  ossia, dove precipita a mare, lungo una scarpata ripidissima, i l magma eruttato dal cratere. Da questo punto inizia una salita ripidissima lungo un sentiero facilmente individuabile e che si snoda per intero su questo bastione. La vegetazione appare ovunque rigogliosissima e l’aria è pervasa dall’acuto profumo delle ginestre, dell’assenzio, delle margherite e dei mille cespugli in fiore che ricoprono gli antichi terrazzamenti generazioni ed ora completamente abbandonati.

Ogni tanto un rombo di tuono sempre più vicino ed il rumore del pietrame che rotola lungo la Sciara ci riporta col pensiero al nostro obiettivo. Siamo ormai quasi all’altezza del cratere eruttivo, ma dobbiamo giungere fin sulla vetta, duecento metri più in alto, per poter ammirare gli eccezionali spettacoli delle eruzioni. Adesso notiamo anche le tracce di un incendio che ha devastato, di recente, una vasta zona.

L’ing. Lionello Boni, che da anni si reca a Stromboli per alcuni mesi all’anno, ci aveva infatti raccontato come i l primo maggio,  due esplosioni più forti del solito, avevano provocato una pioggia di scorie ardenti.  Queste superando il recinto naturale della conca craterica, avevano appiccato il fuoco alla vegetazione. E’ certo che se qualcuno si fosse trovato dove siamo noi adesso,  avrebbe passato un brutto quarto d’ora. Si trattava pur sempre di un avvenimento raro,  ma certo, non potevamo fare a meno di pensarci. E poi ci ritornava alla mente anche la storia di un povero ragazzo francese ucciso da un’eruzione per essere penetrato incautamente all’interno della conca craterica.

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Ormai siamo vicini alla vetta. La vegetazione,  diventa scarsissima, è costituita solo da pianticelle di silene. Ogni tanto siamo investiti da un nebbione carico di vapori sulfurei e cloridrici. E quando arriva ci manca quasi i l respiro, ci lagrimano gli occhi e tossiamo ripetutamente. Spesso toc-971ca procedere quasi alla cieca e proprio nel tratto più pericoloso, la cresta -che fa da corona al cratere. Procediamo cautamente tenendoci legati l’un l’altro con una robusta sagola. La nébbia diventa sempre più fitta,  mentre un vento gelido e violentissimo ci riempie gli occhi di cenere e sabbia. Arriviamo sulla cima a quota 926 metri, dopo tre ore di marcia, ed è ormai notte. Di tanto in tanto la nebbia svanisce quasi per incanto. Ed allora, sotto di noi, duecento metri più in basso, l’apparato eruttivo ci appare in tutta la sua vivida bellezza.

E’ come trovarsi sull’ultima gradinata di un anfiteatro. Vi è un unico lato aperto,  quello a Nord-Ovest, dove trabocca la lava che alimenta la Sciara di Fuoco. Su questo pianoro coperto da ceneri, sabbia e lapilli,  osserviamo, in posti diversi, anche verso i margini, dei piccoli crateri in attività. Alcuni sono ricolmi di lava fluida e rosseggiante,  che si alza e si abbassa per poi squarciarsi improvvisamente con una potente esplosione, simile ad un tuono, che lancia in alto, a volte fino a trecento metri di altezza,  miriadi di brandelli di lava pastosi e incandescenti. Questi in gran parte ricadono attorno agli stessi crateri, e taluni,  sulla Sciara di Fuoco, e di là saltellando o rotolando arrivano a mare.

Generalmente le, esplosioni non sono contemporanee, ma si alternano nei vari crateri con intervalli di tempo stromboli 7avariabilissimi, da qualche minuto a qualche ora. Alcuni emettono solo vapori, spesso con sibili e muggiti formidabili. Gli studi condotti dai più famosi vulcanologi, ci dicono come i crateri, a lungo andare, vengono occlusi dal materiale eruttato e consolidatosi intorno ad essi. Allora può capitare che avvengano delle esplosioni violentissime che squassano l’intero apparato eruttivo modificandolo profondamente. Se invece dal camino vulcanico avviene una forte risalita di magma, questo esce dai ‘crateri, e poi precipita in rivoli lungo la Sciara di Fuoco fino al mare. Ma quasi mai rimane traccia di questo raro avvenimento, perché la colata, data la elevata pendenza della scarpata della Sciara, una volta consolidata tende a frantumarsi e a precipitare in blocchi nel mare Trascorriamo l’intera notte sulla cima più alta dello Stromboli, scossa ogni tanto da piccoli tremiti, tra boati, bagliori e grandinate di minuscoli lapilli. Per ripararci dal vento gelido e umido, alziamo un riparo di sassi e ci stringiamo l’uno contro l’altro. In lontananza, quando la nebbia lo permette,  distinguiamo nettamente le luci di molti paesi della Calabria e sotto di noi le lampare dei pescatori. Dopo una notte da inferno dantesco, alle prime luci dell’alba ridiscendiamo velocemente i l vulcano. All’albergo Miramare, gestito da un cortesissimo toscano,  ci aspetta un pranzo delizioso, oggi più buono che mai.

LAMBERTO FERRI-RICCHI

Per la realizzazione idi questo servizio, si ringraziano vivamente il sig. Giorgio Tanzi della Ford, il comm. Ciro Rosa-Rosa della Legno Sud, il prof. Luigi Ferraro e la ditta Technisub di Genova, la ditta Frinchillucci Sub di Roma, il rev. Antonio di Mattina,  l’ing. Lionello Bovi, e l’Azienda di soggiorno delle Eolie.