25 maggio , sciopero nazionale dei postali : le ragioni della protesta
In questa giornata di sciopero nazionale dei lavoratori e lavoratrici di Poste Italiane, ci ritroviamo uniti in tante piazze italiane, con presidi, striscioni, bandiere a manifestare e denunciare le politiche aziendali e a rivendicare una migliore qualità della vita e del lavoro . Inoltre come abbiamo ribadito nei comunicati precedenti quello di oggi vuole essere il primo
passo per la costruzione di uno sciopero sociale generale, che veda lavoratori/ici, cittadini, utenti , disoccupati, pensionati , lottare per la salvaguardia dei servizi pubblici, per l’occupazione , per il welfare state, quale garanzia di equilibrio sociale e benessere collettivo e farlo ripartire iniziando dalla più grande azienda pubblica, che è Poste Italiane. Un’azienda che da quanto dichiarato dal suo A. D. e direttore generale Matteo Del Fante, nei prossimi 10 anni vedrà, circa la metà dei lavoratori, andare in pensione e “sará l’occasione per assumere 10000 nuovi talenti” ció vuol dire quindi perdita secca di 60000 posti di lavoro?!!.
La lotta che abbiamo intrapreso non interessa solo il Recapito, settore che ha subito 7 trasformazioni negli ultimi anni e soggetto a continui ridimensionamenti di organico, ma è estesa anche a tutti gli altri settori (nel prossimo triennio è previsto il taglio di 15.000 zone di recapito): al Bancoposta che si vuole farlo diventare sempre più banca, penalizzando il piccolo risparmio, e anche qui con ritmi lavorativi sempre più esasperanti; ai CMP settore nel quale i lavoratori, come abbiamo denunciato da sempre, vengono spremuti fino allo stremo e obbligati a turni massacranti; ai lavoratori dei Trasporti, settore nevralgico della logistica, dove per mancanza di personale si ricorre di sovente allo straordinario (migliaia di ore erogate) e a causa del blocco del turn-over si esternalizzano i servizi di trasporto o in alternativa si ricorre al lavoro interinale. In continuità col passato si registra l’acuirsi dei criteri guida nei processi di privatizzazione : Aumento della flessibilità ; contenimento salariale; vertiginoso calo occupazionale ; trasferimento del servizio sociale in mano aziendale (welfare aziendale) e servizi sottratti agli utenti . Il tutto rispecchia le linee e le scelte politiche dei governi che si sono succeduti in questi ultimi anni, in un contesto in cui i livelli occupazionali sono soggetti a continui tagli e la nuova occupazione è caratterizzata dalla dilagante condizione precaria. Anche in Poste Italiane i precari sono moltissimi, negli ultimi anni sono stati “utilizzati” circa 29000 precari. I giovani CTD nelle aree metropolitane e nei paesi di provincia , in questo momento rappresentano la colonna portante del recapito, senza il loro operato questo settore rischierebbe il collasso, in un contesto dove la qualità del servizio è di per se scadente e lo diventerà ancora di più, quando il recapito a giorni alterni interesserà tutte le città italiane ad eccezione di Milano, Roma, Napoli. Sappiamo anche, che oggi la presenza dei CTD nelle piazze di sciopero è limitata, perché questi giovani lavoratori hanno paura di non essere riconfermati. Da parte nostra riaffermiamo (se ce ne fosse bisogno) che la stabilizzazione di tutti i precari di Poste Italiane è parte integrante della piattaforma del sindacalismo di base, che continueremo a denunciare lo sfruttamento di questi lavoratori, perché sono i più ricattati: schiavi moderni , obbligati a lavorare, senza orari e senza regole, con la sola speranza di un rinnovo e di una definitiva stabilizzazione. Ma alla stabilizzazione non si accede dalle graduatorie o dalle promesse di un sindacalismo filo aziendale, ma passa dalla lotta unitaria e comune contro le politiche aziendali, volte a ridurre l’occupazione.
In questo contesto è necessario volgere un appello anche ai cittadini utenti, che subiranno le conseguenze di questo ulteriore stravolgimento del servizio postale. Recapito a singhiozzo, ritardi, e consegne di bollette scadute ed altro sono ormai all’ordine del giorno, fanno parte di una strategia che con molta probabilità, in un futuro non lontano porterà alla svendita e alla cessione del recapito a società private. Noi come lavoratori e utenti nel contempo chiamiamo i cittadini a rivendicare insieme a noi la qualità e il servizio pubblico. La lotta a difesa dei posti di lavoro è legata alla qualità del servizio, e dovremo difenderli entrambi creando un fronte comune, perché il servizio postale come la sanità, la scuola, i trasporti, l’assistenza ecc. sono un bene e una conquista sociale……. un bene comune.
